(Infermieri Professionali, Assistenti Sanitari e Vigilatrici d’Infanzia)
COORDINAMENTO REGIONALE COLLEGI I.P.A.S.V.I.
S I C I L I A
Prot. 16/2015
Siracusa 21/04/2015
PEC: assessorto.salute@certmail.regione.sicilia.it
Dipartimento Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico
PEC: dipartimento.pianificazione.strategica@certmail.regione.sicilia.it
Dipartimento Pianificazione Strategica
PEC: dipartimento.attivita.sanitarie@certmail.regione.sicilia.it
All’ ARS - Assemblea Regionale Siciliana
VI Commissione - Servizi sociali e sanitari
Al Presidente della Commissione
On. Giuseppe Digiacomo
Ai V. Presidenti della Commissione
On. Vincenzo Fontana
On. Stefano Zito
PEC: commissione_vi@ars.sicilia.it
Oggetto: Linee di indirizzo Regionali per la rideterminazione delle Dotazioni organiche
È opportuno precisare, innanzitutto, che gli scriventi Collegi IPASVI riuniti nel Coordinamento Regionale, sono Enti di tutela della salute dei cittadini e portatori degli interessi dei 26.000 infermieri siciliani rappresentati e, nel proprio ruolo di rappresentanza, intendono offrire all’Assessorato alla Salute Regione Sicilia la propria collaborazione.
Atteso che, si apprezza con grande favore il nuovo orientamento tendente a superare le discipline specialistiche orientandosi verso il modello della complessità assistenziale; si condivide una determinazione delle dotazioni organiche che si basi non sulle specialità cliniche ma sulle complessità clinico assistenziali presentati dagli assistiti, in considerazione di una epidemiologia sempre più critica, pluripatologia e cronica in relazione al diverso grado di intensità di cure. Le afferenti aree individuate non potranno che favorire una riorganizzazione maggiormente flessibile e adattabile, basata sulla definizione di processi a gestione specialisti.
Ciò premesso, secondo quanto pubblicamente deliberato all'unanimità dal Coordinamento Regionale dei Collegi IPASVI della Sicilia nell'adunanza del 21/04/2015, con la presente pur tuttavia si esprimono le preoccupazioni dell’intera categoria professionale che già esausta, per una condizione lavorativa perennemente in emergenza, teme che la rideterminazione della dotazione organica, conseguenziale alla riqualificazione e rifunzionalizzazione della rete ospedaliero - territoriale della Regione Sicilia, varata dal D.A. 14 gennaio 2015 non tenga conto della già grave criticità assistenziale ed emani linee di indirizzo che non consentano alle Aziende del S.S.R. di adeguarsi agli standard di appropriatezza, di efficacia e di efficienza previsti dal Patto della Salute 2011 – 2013.
Si reputa opportuno modificare i coefficienti % attribuiti nella bozza delle linee di indirizzo, dal momento che sottostimano la complessità e la criticità assistenziale e il carico di lavoro rispetto alla precedente determinazione, che d’altra parte già non garantiva un adeguato rapporto numerico infermieri – pazienti; in questo senso va sottolineato che la miriade di nuovi processi intervenuti (rete cuore, rete ictus, lungo degenza, hospice, RSA) ha di fatto depauperato il già esiguo personale dedicato all’assistenza, sottraendolo alle specialità definite di base.
Pertanto, sulla base dei contenuti espressi nel documento, peggiorativo per tutte le aree, si rappresentano a mò di esempi le seguenti considerazioni, proponendo relative modifiche.
In merito alle terapie intensive il coefficiente 1,75 è sicuramente peggiorativo rispetto al rapporto 2 a 1 che i riferimenti normativi hanno sempre mantenuto. Impossibile erogare 500 - 600 minuti/die di assistenza infermieristica, previsti dalla Delibera CIPE del 1984 che aggiornava il DPR 128 del 1969.
Per quanto riguarda i Pronto Soccorsi si ritiene necessario stabilire dei parametri in base agli accessi e un approfondimento particolare legato a una situazione a tutt’oggi mal gestita provocata dalla mancanza del filtro territoriale. E’ palese la criticità permanente dei PS, conseguenziale alla massa di popolazione che vi si riversa per cercare di soddisfare le proprie esigenze, bypassando le alternative proposte dal sistema sanitario regionale. E’ necessario “soccorrere” gli infermieri che lavorano in prima linea, come al triage, potenziando il front office con l’aggiunta di risorse umane atte a fronteggiare un’emergenza costante: prevedere, al triage, dei pronto soccorsi che superano i 35.000 accessi due unità per turno per alleggerire il carico di stress; l’unità di servizio (ambulatorio) deve prevedere due infermieri e un OSS; l’OBI due infermieri e due OSS per turno.
Alquanto semplificativa si ritiene la stima per le attività di sala operatoria, almeno due unità di personale infermieristico per sala operatoria e per turno operatorio, definita nella bozza. Per soddisfare e garantire gli adempimenti normativi Ministeriali, inerenti la sicurezza del paziente, la ceck list e la tracciabilità, il fabbisogno dovrebbe sempre prevedere minimo 3 unità così definite: “anestesia”, “strumentista”, “circolante”.
Per le specialità definite di base: chirurgia generale e medicina interna il coefficiente 0,50 è palesemente insufficiente. In merito alla medicina interna erroneamente classificata come specialità di base non è adeguatamente stimato il progressivo aumento dei pazienti cronicamente riacutizzati che necessitano dell’ospedalizzazione per la loro complessità clinico assistenziale: non sono gestibili dallo specialista d’organo e confluiscono in medicina anche nella fase acuta perché l’intasamento dei MCAU li smista ancor prima della stabilizzazione; identica cosa avviene con il trasferimento del paziente critico e complesso dalla terapia intensiva, alla medicina, che dimette il paziente relativamente meno grave per far posto in urgenza al politraumatizzato. Queste ed altre criticità quotidianamente affrontate in queste corsie non emergono perché mancano adeguati indicatori di complessità e pertanto è gravissima la sottostima delle risorse assistenziali necessarie. Lo stesso dicasi per la chirurgia generale che ad esempio negli ospedali di secondo livello svolge anche attività di chirurgia d'urgenza. In definitiva è errato parlare di medina e chirurgia come unità di base; pazienti costantemente monitorizzati e utilizzo di tecnologie quali: pompe infusionali e nutrizionali, assistenza ventilatoria non invasiva, rientrano sicuramente nella complessità assistenziale.
L’assistenza definita di base necessita dell’inserimento di una clausola di salvaguardia, al fine di garantire adeguati ed appropriati livelli assistenziali, una dotazione organica infermieristica minima a turno non inferiore a due per Unità Operativa Assistenziale fino a 12 pazienti da assistere e tre unità per turno se i pazienti da assistere sono 24. Ovverosia un rapporto infermiere paziente di 1 a 8. Infatti il Ministero della Salute, nelle “Raccomandazioni per la prevenzione della morte o grave danno derivanti da errori in terapia farmacologica”, indica come indispensabile la presenza di due infermieri al momento della preparazione di farmaci frequentemente usati nelle corsie ospedaliere come per il doppio controllo prima della trasfusione di sangue.
Non si comprende la rivisitazione (pag. 10) della figura degli “Ausiliari”, i quali, non avendo competenze assistenziali, non rientrano nel funzionigramma organizzativo gestionale dell’ambito assistenziale.
Si reputa del tutto insoddisfacente il parametro (0,10 – 0,20) di O.S.S. in rapporto al numero di posti letto e alquanto limitativa la richiesta di una maggiore presenza di detto personale nei soli reparti di ortopedia, geriatria, lungodegenza. I proposti rilievi sono connessi all’avvertita esigenza di qualità ed appropriatezza delle prestazioni erogate: la migliore qualità delle prestazioni, in effetti, è funzione del pieno rispetto delle diverse professionalità coinvolte nel processo dell’assistenza sanitaria. In merito a questa problematica, considerato che molte aziende suppliscono alla carenza di questa tipologia di personale con l’esternalizzazione, si invita questo assessorato a vigilare affinché il personale richiesto dalle aziende alle cooperative abbia un contratto di OSS e non di operaio, condizione necessaria per non dequalificare del tutto l’attività assistenziale dovuta ai pazienti nelle attività di vita.
Con riguardo specifico alle linee di indirizzo, si chiede di rimediare alla mancata inclusione dei dirigenti delle professioni sanitarie nel punto in cui si fa riferimento alla dirigenza sanitaria non medica atta a garantire la costante ed efficiente erogazione dei servizi sanitari attraverso modelli che mirano all’umanizzazione ed alla personalizzazione dell’assistenza, secondo quanto previsto dall’art. 4 dell’allegato A del Decreto 10 agosto 2012, anche attraverso l’istituzione strutturata del Dirigente della U.O. Professionale Infermieristica, previsto dalla L. n. 251/2000 e dalla L.R. 15 febbraio 2010, n. 1, in possesso della laurea specialistica o magistrale.
Per le esposte ragioni, il Coordinamento scrivente chiede la piena applicazione del citato decreto che all’art. 3 recita: “L’istituzione ed attivazione delle UU.OO. di cui al presente decreto rientrano negli interventi strategici aziendali indicati dal vigente piano sanitario regionale e dal relativo documento applicativo di “Linee guida per l’attuazione dei piani attuativi aziendali” e costituiranno oggetto di valutazione dei direttori generali”.